mercoledì, ottobre 19, 2005
microIntervista a GIOVANNI DI GREGORIO
- Cosa é il fumetto per te e come ci sei arrivato?
Un mezzo straordinariamente versatile attraverso cui
raccontare delle storie. Peccato sia un lavoro così
solitario. Ci sono arrivato per caso, grazie
all’incontro con i membri della vivace comunità
fumettistica palermitana, che mi insegnano ogni giorno
cose nuove. Le mie lacune sono tante, ma loro sono di
più.
- A quale progetto/i stai lavorando?
Con il buon (e brav) Marco Hasmann stiamo realizzando
per la Pavesio un albo che uscirà in Italia e in
Francia. In campo seriale scrivo per Monster Allergy,
Dampyr e Dylan Dog. A proposito, qualcuno di voi ha
delle idee per un soggetto di Dylan, prima che ricorra
ai funghi allucinogeni?
-Quali storie preferisci raccontare?
I reportage, le biografie, quelle che frugano tra le
pieghe della Storia o della Vita per portarne alla
luce i personaggi minori o le semplici comparse.
Quelle che hanno una vena sotterranea di denuncia,
testimonianza o riflessione. E infine quelle
divertenti, ironiche e grottesche, surreali, che
rivoltano la realtà come un calzino e ce la
restituiscono più leggera.
- Quali autori italiani ammiri di più?
Tre per tutti: Altan, Gipi e Sergio Toppi. Nelle loro
storie vibra qualcosa di profondo, di autentico, che
illumina ed emoziona. Altan stappa la mente, è
rivelatore, secondo me è la reincarnazione di un
oracolo egiziano. Le tavole di Toppi possiedono
un’intensità e un’armonia che ti lasciano
boccheggiante. Negli orizzonti bassi di Gipi si
respira bene, fanno spazio dentro di te. E poi i tre
sono maestri della sintesi, ultimo traguardo
dell’artista: saper raccontare un’emozione con un
colore, saper racchiudere un atteggiamento in una
battuta.
-Cosa pensi delle Scuole di Fumetto?
Come tutte le scuole, sono utili nella misura in cui
ti mettono in contatto con persone (colleghi e
docenti) appassionate e competenti. Lo scambio è seme
di creazione, sempre. E l’entusiasmo e l’esperienza di
un buon maestro vale più di cento manuali. Le scuole
di fumetto in ogni caso non sono indispensabili nè
sufficienti. Ma se forse non si può insegnare a
diventare un buon sceneggiatore, sicuramente è
possibile spiegare quali sono gli errori da evitare.
Basta questo per giustificare le scuole di fumetto?
Poi c'è un altro problema. Il rischio –reale e
assolutamente non trascurabile- di sfornare
disoccupati. Basta questo per chiudere le scuole di
fumetto? E quelle di latino? E quelle di uncinetto?
- Come vedi il mercato italiano oggi?
Non ho né le capacità né la voglia di fare un’analisi.
Accetto a malincuore il fatto che il fumetto –insieme
a mille altre cose- debba sottostare alle leggi del
mercato. Sarebbe bello sottrarglielo, almeno in parte.
In una recente intervista Massimo Bonfatti dice che “i
veri umoristi dovrebbero ricevere un vitalizio
statale, perché è incalcolabile il bene che fanno alla
gente”. La considerazione si può allargare a tutto il
fumetto e a quelle mille altre cose di cui sopra.
Il discorso meriterebbe uno spazio di discussione ben
più ampio: siamo così sicuri che il mondo di oggi
abbia bisogno di buoni chimici più che di buoni
raccontatori di storie? E allora perché investe più
nei chimici?
-Ogni autore ha un suo "sogno proibito", un desiderio,
una storia da scrivere un personaggio da creare... il
tuo qual è?
Il mio sogno proibito è fare una bella storia ogni
dieci anni, se e quando trovo un’idea forte e il modo
di svilupparla. Perdermici dentro, perderci tempo,
perdere tempo. Bisognerebbe essere ricchi o fare un
altro lavoro. Per fortuna ho un dottorato in chimica.
E di racchie ereditiere in cerca di marito è pieno il
mondo.
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2 commenti:
Giovanni è un grande, e farà grandi cose.
Last man standing.
Il Ghirigoro è il mio guru! (da dire senza annodarsi la lingua...)
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