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Non mi dilungherò troppo, anche perchè ne hanno già parlato su altri blog e siti più seguiti del mio. Però... però, Per quanto mi riguarda voglio aggiungere qualcosa.
Armentaro dava delle ragioni sul merito artistico, portando avanti un ragionamento più legato alla forma e al rispetto nel suo lavoro più che al pagamento in se (passaggio che NON dovrebbe essere messo in discussione dal committente).
Gianni ragionava sulla purezza dell'opera e sul fatto che non debba essere "contaminata" dal compenso, perchè in parte potrebbe sminuirne il risultato.
Quelli del MALE difendono il loro lavoro fatto negli anni e le difficoltà che hanno avuto con la politica, i poteri forti in generale ma anche col pubblico (le riviste di Satira in Italia non hanno mai avuto grande vita).
Tanti bei discorsi, ma smessi i propri punti di vista, il succo del discorso rimane: l'autore va pagato, non ci sono cavoli!
Che l'autore lavori per un grande editore o per uno piccolo, non solo deve essere pagato, ma a mio modesto parere deve anche essere BEN pagato. Non parlo di cifre esorbitanti, ma cifre che permettano di lavorare alla storia commissionata con la massima concentrazione, in tempi ragionevoli, evitando di cercare altro lavoro da fare nei "ritagli di tempo".
L'autore va pagato, punto.
Se non partiamo da questo punto il lavoro di disegnatore di fumetti, di sceneggiatore di fumetti, di letterista, di illustratore, di grafico, non verrà mai considerato un vero e proprio lavoro.
Superato questo punto punto possiamo parlare di valori artistici, di rispetto professionale sulla libertà artistica e quant'altro.
Però le modalità, il come, il quando, il quanto sono semplicemente punti di forma da contrattare con il committente dopo la reciproca accettazione che il MIO lavoro verrà congruamente retribuito.
Altrimenti smettiamo di chiamarlo LAVORO e chiamiamolo "Stricchiominchia"!